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Era poco dopo la mezzanotte del 3 luglio quando l'autostrada A-52 nella provincia di Zamora, in Spagna, è diventata teatro di una tragedia che ha sconvolto il mondo del calcio internazionale. Diogo Jota, attaccante 28enne del Liverpool e della nazionale portoghese, ha perso la vita insieme al fratello André Silva, 26 anni, anch'egli calciatore professionista, in quello che le cronache descrivono come un incidente dalle dinamiche drammatiche.
La Lamborghini sulla quale viaggiavano i due fratelli è uscita di strada a causa dello scoppio di una gomma, avvenuto durante un sorpasso, e in seguito ha preso fuoco. Un dettaglio, questo, che riaccende i riflettori su una delle paure più ancestrali di chi guida: l'esplosione improvvisa di un pneumatico mentre si viaggia ad alta velocità.
Nel caso specifico dell'incidente di Jota, emerge un fattore aggravante che potrebbe aver contribuito alla tragedia: lo stato del manto stradale. L'autostrada A-52, teatro dell'incidente, era già finita sotto accusa per la scarsa manutenzione. Nell'aprile dell'anno scorso erano state presentate numerose denunce per il cattivo stato dell'asfalto, e appena dieci giorni prima dell'incidente mortale, una donna era rimasta gravemente ferita in un altro grave incidente nella stessa zona.
Un asfalto irregolare, con buche, avvallamenti o rappezzi mal eseguiti, rappresenta un pericolo mortale per i pneumatici. Quando un veicolo che viaggia ad alta velocità incontra una buca o un dislivello improvviso, l'impatto può essere devastante. Il pneumatico subisce una compressione violenta seguita da una rapida espansione, un processo che può causare la rottura istantanea della struttura interna.
Le irregolarità del manto stradale sono particolarmente insidiose perché spesso non sono visibili dal conducente, soprattutto durante la guida notturna come nel caso dell'incidente di Jota. Un buco nascosto nell'ombra o un dosso imprevisto possono trasformarsi in una trappola mortale per chi viaggia ad alta velocità.
L'incidente è avvenuto al chilometro 65 della A-52, all'altezza della cittadina di Cernadilla, nella provincia di Zamora. I vigili del fuoco intervenuti sul posto hanno dovuto lottare non solo per estrarre i corpi dalle lamiere contorte, ma anche per spegnere le fiamme che si erano propagate alla vegetazione circostante.
Diogo Jota aveva sposato la compagna di lunga data Rute Cardoso appena dieci giorni prima, il 22 giugno, con la quale condivideva tre figli piccoli di 4, 2 e 1 anno. Un dettaglio che rende ancora più straziante questa perdita, arrivata nel momento più felice della sua vita.
L'attaccante portoghese viaggiava nella supercar insieme al fratello André, 26 anni, anche lui calciatore, morto nell'incidente. Secondo le prime ricostruzioni, stavano raggiungendo Santander per poi imbarcarsi per l'Inghilterra, Jota non poteva volare a causa di un recente intervento chirurgico ai polmoni.
Secondo i testimoni che hanno chiamato i soccorsi, l'auto è stata avvolta dalle fiamme, che si sono propagate anche alla vegetazione circostante. La Guardia Civil ha aperto un'inchiesta per ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente, ma le prime ipotesi convergono tutte verso lo stesso terribile scenario: lo scoppio di uno pneumatico durante una manovra di sorpasso.
L'impatto e le fiamme hanno distrutto l'auto: della Lamborghini Huracan sono rimaste solo un cumulo di macerie. Un'immagine che testimonia la violenza dell'impatto e la rapidità con cui si sono sviluppati gli eventi.
La tragedia di Diogo Jota riporta drammaticamente alla ribalta un argomento che troppo spesso viene sottovalutato: la sicurezza dei pneumatici. Quello che è accaduto sull'A-52 non è solo la cronaca di un incidente mortale, ma il racconto di un incubo che potrebbe capitare a chiunque di noi.
Quando uno pneumatico esplode durante la marcia, si scatena una sequenza di eventi che lascia pochissimo margine di reazione. In meno di un decimo di secondo, la pressione interna, che in condizioni normali si aggira intorno ai 2,2-2,5 bar, si disperde completamente nell'atmosfera. È come se una bomba scoppiasse sotto la vostra auto.
Il pneumatico, che fino a quel momento sosteneva perfettamente il peso del veicolo, diventa improvvisamente un ostacolo. La ruota collassa, aumenta drasticamente la resistenza al rotolamento di quella specifica ruota, e l'auto inizia a tirare violentemente dal lato del pneumatico scoppiato. Il volante vibra con una forza che può strapparlo dalle mani del conducente più esperto.
Ma non è tutto. La perdita improvvisa di aderenza su una ruota crea uno squilibrio aerodinamico che amplifica l'instabilità del veicolo. Se l'esplosione avviene su una ruota anteriore, l'auto tende a sterzare bruscamente; se invece è una ruota posteriore a cedere, il rischio è quello di un sovrasterzo che può portare al ribaltamento.
Nel caso specifico dell'incidente di Jota, l'esplosione è avvenuta durante una manovra di sorpasso, probabilmente a una velocità elevata. Questo dettaglio è cruciale per capire la dinamica dell'incidente. La velocità non è solo un fattore che aumenta la gravità dell'impatto: è un moltiplicatore di tutti i rischi legati ai pneumatici.
Quando si viaggia a 130 km/h, il limite massimo sulle autostrade spagnole, ogni pneumatico compie circa 700 rotazioni al minuto. Ogni singola rotazione genera calore per attrito, sia con l'asfalto che all'interno della struttura del pneumatico stesso. Questo calore si accumula, specialmente quando le temperature esterne sono elevate, come spesso accade in Spagna durante l'estate.
Il calore è il nemico numero uno dei pneumatici. Quando la temperatura interna di un pneumatico supera i 90-100 gradi Celsius, inizia un processo di degradazione accelerata. I materiali compositi che formano la struttura del pneumatico: gomma, tele metalliche, fibre tessili si dilatano a ritmi diversi, creando tensioni interne che possono portare alla rottura catastrofica.
La Spagna, soprattutto durante i mesi estivi, presenta condizioni climatiche particolarmente insidiose per i pneumatici. L'asfalto può raggiungere temperature superficiali di 60-65 gradi Celsius, molto più elevate della temperatura dell'aria. Questo significa che i pneumatici devono lavorare in condizioni estreme, ben oltre i parametri per i quali sono stati progettati.
Il fenomeno è amplificato dall'effetto "isola di calore" delle autostrade. L'asfalto nero assorbe enormi quantità di energia solare durante il giorno, e anche nelle ore notturne, come nel caso dell'incidente di Jota, la temperatura superficiale può rimanere pericolosamente elevata. È come guidare su una piastra rovente.
In queste condizioni, la pressione interna dei pneumatici può aumentare anche del 15-20% rispetto a quella misurata al mattino. Un pneumatico gonfiato a 2,2 bar quando è freddo può raggiungere i 2,6-2,7 bar durante la marcia ad alta velocità su asfalto bollente. Questo incremento di pressione mette sotto stress tutti i componenti del pneumatico, avvicinandolo pericolosamente al punto di rottura.
Negli ultimi anni, l'industria automobilistica ha sviluppato una tecnologia che potrebbe aver evitato la tragedia di Jota: i pneumatici run-flat. Questi pneumatici speciali sono progettati per continuare a funzionare anche dopo una perdita completa di pressione, permettendo al conducente di mantenere il controllo del veicolo e di raggiungere un luogo sicuro.
Il principio di funzionamento dei pneumatici run-flat è relativamente semplice, ma tecnologicamente avanzato. Questi pneumatici hanno pareti laterali rinforzate, spesso fino a 6 volte più spesse di un pneumatico tradizionale. Questo rinforzo è ottenuto attraverso l'utilizzo di materiali compositi speciali, come fibre aramidiche o inserti in gomma ad alta densità.
Quando lo pneumatico perde pressione, invece di collassare completamente come farebbe un pneumatico normale, la parete laterale rinforzata continua a sostenere il peso del veicolo. Questo permette al conducente di continuare a guidare, seppur a velocità ridotta, generalmente non superiore ai 80 km/h e per una distanza limitata.
Esistono due tipologie principali di pneumatici run-flat. La prima, più comune, è quella a "pareti laterali rinforzate" (SSR - Self Supporting Runflat). La seconda utilizza un inserto interno in gomma espansa che sostiene il pneumatico in caso di foratura. Entrambe le soluzioni permettono di evitare la perdita improvvisa di controllo che caratterizza l'esplosione di un pneumatico tradizionale.
La morte di Diogo Jota e di suo fratello André è una tragedia che ha colpito non solo il mondo del calcio, ma chiunque abbia mai guidato un'automobile. La loro scomparsa deve anche servire da monito per tutti noi sull'importanza della sicurezza stradale. L'esplosione di uno pneumatico rimane uno degli incidenti più imprevedibili e pericolosi che possano capitare a un automobilista. Non è solo una questione di manutenzione o di pneumatici difettosi: è la combinazione letale di velocità, calore, pressione e, spesso, pura sfortuna.
La tecnologia run-flat rappresenta un passo avanti significativo, ma non è ancora sufficientemente diffusa. Serve un impegno da parte delle case automobilistiche per rendere questa tecnologia più accessibile, e da parte dei consumatori per comprenderne l'importanza.
La tragedia di Jota ci ricorda che la sicurezza stradale non è mai un optional. È un investimento per la vita, la propria e quella degli altri. Perché nessuno dovrebbe mai più perdere la vita per lo scoppio di uno pneumatico.
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