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Con una comunicazione arrivata praticamente all'ultimo secondo utile, il Ministero dell'Ambiente ha fatto sapere agli iscritti alla piattaforma che le procedure di prenotazione sono rimandate. Di una settimana, precisamente. Fonti vicine al ministero sussurrano una nuova data: il 21 ottobre. Sempre che nel frattempo non decidano di posticipare anche quella, magari con un messaggio alle 23:59 del 20 ottobre.
Non serve girare intorno alle parole: si tratta di una figuraccia bella e buona. Migliaia di cittadini si erano già organizzati, pronti a rottamare la vecchia auto con motore tradizionale per passare all'elettrico. Avevano pianificato, studiato i modelli, fatto i conti in tasca. E ora? Ora devono ripassare tra sette giorni. Come quando ti prepari per un esame e il professore decide di rimandarlo perché "non se la sente".
La domanda sorge spontanea: cos'è successo? Le ipotesi si rincorrono, ma le spiegazioni ufficiali brillano per assenza. C'è chi punta il dito contro Sogei, la società informatica di stato controllata dal ministero dell'Economia, accusata di non aver preparato per tempo la piattaforma. Altri parlano di un mancato coordinamento con il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, quello che dovrebbe orchestrare tutta l'operazione incentivi. Insomma, la classica mano destra che non sa cosa fa la sinistra, solo che qui parliamo di quasi 600 milioni di euro e delle aspettative di decine di migliaia di italiani.
Come se non bastasse, il rinvio si aggiunge a una lista già lunga di contestazioni. I limiti ISEE hanno fatto storcere il naso a molti, ma è soprattutto il vincolo geografico a far discutere. Per ottenere l'ecobonus rottamazione devi essere residente in comuni che rientrano nelle cosiddette aree funzionali urbane, le FUA dall'acronimo inglese Functional Urban Areas. In pratica, le grandi città e i comuni satellite che vi gravitano intorno per motivi economici o sociali. Se abiti nel paesino in collina? Arrangiati.
E qui arriviamo al pezzo forte, quello che trasforma la vicenda in una vera e propria commedia degli equivoci. L'elenco completo delle aree FUA è già disponibile sulla piattaforma Sogei, basato su criteri stabiliti dall'Istat secondo il censimento del 2011. Avete letto bene: 2011. 14 anni fa.
Il bello arriva ora: a metà novembre dovrebbe essere pronto il nuovo elenco, redatto dall'Istat insieme ai tecnici della Commissione europea, basato sul censimento del 2021. Traduzione: chi presenta la domanda prima di metà novembre potrebbe rispettare criteri che non saranno più validi da metà novembre in poi. È come giocare a un gioco dove le regole cambiano mentre sei ancora in partita. Kafkiano? No, semplicemente burocratico.
Facciamo un passo indietro per capire di cosa stiamo parlando. Questo provvedimento è partito in estate, con il governo che ha stanziato risorse per quasi 600 milioni di euro. Soldi recuperati dai fondi del PNRR, quelli originariamente destinati alla realizzazione delle colonnine di ricarica. L'obiettivo dichiarato? Rottamare almeno 39.000 auto per sostituirle con modelli a emissioni zero.
Famiglie che dovrebbero dire addio alla loro vecchia utilitaria diesel o benzina per abbracciare il "raggiante" futuro elettrico.
Ora non resta che attendere il 21 ottobre, sperando che questa volta sia davvero quella buona. Nel frattempo, gli italiani interessati possono solo fare quello che sanno fare meglio in queste situazioni: scrollare le spalle, sospirare profondamente e segnarsi la nuova data sul calendario. Magari con la matita, non si sa mai che arrivi un altro rinvio.
La transizione ecologica può aspettare. D'altronde, dopo 14 anni di criteri basati sul censimento del 2011, cosa vuoi che sia una settimana in più?
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