Mercato Italia: ad ottobre tiene, ma i rischi sono altissimi

Mercato Italia: ad ottobre tiene, ma i rischi sono altissimi
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Consuntivo in rosso per pochi decimali (-0,18%), ma a preoccupare sono le prospettive per fine anno: finiti gli incentivi, il mercato rischia di bloccarsi
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
2 novembre 2020


Il Ministero di Infrastrutture e dei Trasporti comunica che ad ottobre il mercato italiano dell’auto ha totalizzato 156.978 immatricolazioni, pari al -0,18%  lo 0,2% sullo stesso mese del 2019; da inizio anno, sono 1.123.194 le immatricolazioni, il -30,9% rispetto ai volumi del 2019.

Il dato mensile, con il calo molto contenuto, rischia di trarre in inganno: le prospettive, infatti, restano molto incerte, anzi molti osservatori sono dichiaratamente pessimisti.

Pesa, sulle previsioni per fine anno, la mancanza di sostegno all’acquisto: gli incentivi del Governo - decisivi per i buoni risultati di agosto e settembre - sono ormai terminati e all’orizzonte non si profila un loro rinnovo, circostanza che spinge a definire scenari molto cupi per gli ultimi due mesi del 2020.

Tornando ai dati di ottobre, da rimarcare le performance a doppia cifra per gli acquisti dei privati, grazie appunto agli incentivi governativi, pur con tassi inferiori rispetto a settembre: con un +11,4% la quota di mercato sale di oltre 7 punti, toccando il 67,8%; da inizio anno, però, la flessione è ancora pesante: -23,4% su gennaio-ottobre 2019.

Inarrestabile, invece, appare il calo delle società, che arriva al -30,6%, per la frenata delle autoimmatricolazioni (-38%) abbinata alla riduzione del 10,4% delle altre società; la quota di mercato scende così nel mese al 14,4% (-6,2%) e nel cumulato il calo dei volumi si attesta a -45%.

Ad ottobre tornano in territorio negativo le immatricolazioni del noleggio, a -4,8% di volumi (al 17,9% di quota), per la flessione del 7,1% del lungo termine, mentre il breve segna un sostenuto +19,1%.

Nei dieci mesi 2020, la flessione è del 37,5%, con il breve termine che perde oltre la metà dei volumi e il -28% delle immatricolazioni del lungo termine.

Il grande balzo delle elettriche

Per le alimentazioni, ad ottobre le vetture a benzina riportano un -31,5%, perdendo ben 14,3 punti, fermandosi al 31,5% di quota, a ridosso del 30,8% del diesel che perde 5 punti di rappresentatività, con flessione delle immatricolazioni del 14,6%.

Il metano perde il 45%, valendo l’1,6% di quota, mentre crescono le vetture a GPL, al 7,3% del totale.

In salute sono sole le vetture ad alimentazione alternativa: crescita esponenziale a tre cifre per ibride, plug-in ed elettriche che salgono al 24,7% di quota (+17,3 punti), al 2,3% (dallo 0,5% di un anno fa), all’1,8% del totale, triplicando la quota di mercato; elettriche e plug-in insieme valgono il 4% dell’immatricolato nell’ultimo mese e il 3% da inizio anno.

Nel cumulato 2020, elettriche ed ibride ricaricabili aumentano del 169% rispetto allo stesso periodo del 2019.

La Panda si conferma ad ottobre il modello più venduto tra tutte le vetture ibride; bene anche le versioni ibride di Lancia Ypsilon e Fiat 500, al terzo e quarto posto, mentre Jeep Compass e Jeep Renegade si confermano gli ibridi plug-in più venduti nel mese di ottobre.

Nessuno insidia la Fiat Panda

In riferimento ai segmenti, ad ottobre crescono le superutilitarie del 5,5% (si confermano come modelli più venduti Fiat Panda e Fiat 500, che valgono il 64% del segmento), ed utilitarie, +10% (prima ancora Lancia Ypsilon); le vetture medie crescono dell’1,5%, con medio-inferiori in aumento del 2,6% e medie superiori in calo del 4%.

I SUV registrano un calo tendenziale del 4% e valgono ad ottobre, il 41% del mercato; le immatricolazioni dei SUV piccoli diminuiscono dello 0,1%, quelle dei SUV compatti del 7,5%, quelle dei SUV medi del 2,3% e quelle dei SUV grandi del 17%.

Variazione negativa per i monovolumi, che a ottobre si riducono del 32,5%; infine calano del 25% le auto superiori e le sportive del 23%, mentre aumentano del 32% le vetture di lusso.

Da inizio anno, le immatricolazioni di tutti i segmenti riportano cali a doppia cifra.

Le marche nazionali totalizzano nel mese 38.680 immatricolazioni (+13,5%), con quota del 24,6% (21,7% ad ottobre 2019); da inizio 2020, le immatricolazioni sono 269.527 (-31,4%), con quota di mercato del 24%.

I marchi di FCA (incluso Maserati) totalizzano 38.086 immatricolazioni nel mese (+12,5%), con quota del 24,3% (21,5% ad ottobre 2019); andamento positivo per i brand Fiat (17,9%) e Jeep (+15,2%), molto bene Ferrari (+18,9%) e Lamborghini (+100%); nei primi dieci mesi del 2020, i marchi di FCA totalizzano 266.103 vetture, in calo del 31,6%.

Sono cinque, ad ottobre, i modelli italiani nella top ten delle vendite: Fiat Panda (14.949 unità) sempre prima - ovviamente anche nel progressivo da inizio anno - seguita da Lancia Ypsilon (4.716), che precede di un nulla la Citroen C3 (4.713 unità); quinto posto per Fiat 500 (3.548), settimo per Fiat 500X (3.446), ottavo per Jeep Renegade (3.369).

A livello di aree geografiche, il Nord-Ovest perde in volume e quota; leggera flessione anche per il Nord-Est, risultati positivi tutte le altre zona del Paese.

Altro risultato positivo ad ottobre per la riduzione della CO2 delle nuove immatricolazioni: -9,8%, a 105,3 g/Km rispetto ai 116,7 di ottobre 2019; nel cumulato da inizio anno, la CO2 si attesta a 110 g/Km (-7,8%).

Il mercato dell’usato, infine, ad ottobre perde il 9,8% dei trasferimenti di proprietà, al lordo delle minivolture, che ammontano a 357.958 rispetto ai 396.981 dell’ottobre 2019; da inizio anno, la pesante flessione è allineata a quella del mercato del nuovo: -30,7% con 2.446.090 unità rispetto alle 3.528.619 di gennaio-ottobre 2019.

I commenti delle Associazioni

«In questa fase - rileva Paolo Scudieri, Presidente di Anfia - siamo impegnati negli incontri ministeriali per la presentazione delle proposte della filiera automotive relativamente al Recovery plan, occasione da non perdere per sostenere il settore in questa difficile transizione industriale, lavorando sui quattro pilastri necessari a garantirne il riposizionamento strategico e il vantaggio competitivo: interventi a supporto degli investimenti in ricerca e innovazione e prima industrializzazione; promozione di progetti di smart e sharing mobility; interventi sul capitale umano e interventi finanziari a sostegno delle imprese. In riferimento all’attuale congiuntura, riteniamo opportuna l’introduzione di una misura che incoraggi gli investimenti delle imprese per il rinnovo del parco circolante dei veicoli commerciali leggeri, in modo da sostenere il mercato ed ottemperare alle esigenze di miglioramento della qualità dell’aria in ambito urbano, dove la logistica delle merci vive una fase di particolare sviluppo. L’idea è prevedere un contributo economico differenziato in base alla massa totale a terra del veicolo, al tipo di alimentazione e all’eventuale rottamazione di un veicolo della medesima categoria fino ad Euro 4/IV».


«Al di là dei dati contingenti del mercato - sottolinea Michele Crisci, Presidente dell’Unrae - l’esperienza degli ultimi mesi mostra chiaramente l’insufficienza di una politica incentrata su incentivi “mordi e fuggi”. Appare evidente, nell’attuale fase di emergenza economica, che la scelta di non rifinanziare i fondi legati alla fascia di CO2 più importante dal punto di vista dei volumi ha subito rifermato il mercato. A questo punto è chiarissima la necessità di dare maggiore continuità al sostegno del settore automotive, già a partire dalla prossima Legge di Bilancio. Le previsioni per fine anno proiettano un livello di immatricolazioni attestato al di sotto di 1.400.000 unità, in calo di oltre il 27% sul 2019, riduzione drammatica che un possibile nuovo lockdown generalizzato peggiorerebbe ulteriormente. Ricordo che ogni euro destinato al rinnovo del parco auto non è un regalo al settore ma un investimento, che finora ha dato frutti positivi: in termini ambientali, con la rottamazione dei veicoli più inquinanti, e come ritorno per le casse dello Stato in termini di gettito fiscale superiore allo stanziamento, mentre una ripresa del settore automotive comporterebbe anche minori aggravi sulla previdenza sociale».

«Gli incentivi governativi - dichiara Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto - che avevano lasciato intravedere un impulso alle vendite di auto nuove a settembre, hanno esaurito il loro effetto. È evidente come il mancato rifinanziamento delle risorse per supportare la vendita delle auto più appetibili per il mercato, unito alle forti ripercussioni sugli acquisti per la ripresa dei contagi e per le nuove misure di contenimento, spinga il mercato ad un rallentamento che potrebbe portare ad un ultimo trimestre 2020 dai toni drammatici. Senza interventi strutturali sul nostro settore che guardino ad un orizzonte temporale di lungo periodo, i soli contributi spot o comunque focalizzati sulle motorizzazioni a bassissime o zero emissioni, non servono a sostenere la ripresa della domanda e a ringiovanire il nostro parco circolante nazionale. Serve una visione politica di più ampio respiro, con un occhio attento anche alla leva fiscale, con nuove proposte in materia di fiscalità da inserire nella prossima legge di bilancio, proposte che potrebbero offrire nuove opportunità e maggiore dinamismo competitivo sia per gli utilizzatori dei veicoli che per gli attori della filiera».

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