Il telaio più “scrocco” per auto elettriche? Arriva da Israele ed è semplice come i carrettini dei nonni

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Dopo il boom dei monopattini elettrici, il concetto semplice di un pianale elettrificato il minimo necessario, sui cui poi mettere un po’ tutto, si estende alle quattro ruote. Vedremo Corrieri, Bus e Citycar con questi telai low-cost?
11 ottobre 2020

Piattaforma MEB VW, rivaleggiata da quelle francesi per PSA ed FCA (es. eVMP) ma anche dalle nuove connazionali tedesche (come EVA) per Mercedes, Maybach e AMG. Le auto elettriche sfruttano concetti base simili sotto a vestiti diversi, con prestazioni che cambiano per marchi e segmenti distanti tra loro. Ma quanto costano ‘ste benedette nuove auto native elettriche? Per molti ancora troppo.

Ecco allora una piattaforma, una base telaio con motore, che si presta a usi vari con costi fissi contenuti. Arriva dalla israeliana Ree. Una piattaforma modulare che si può configurare senza troppi limiti e che contrariamente a quello che si pensa, non è idea destinata a rimanere lontano da Europa e Italia. Primo perché non è proprio che sia l’invenzione del secolo, inedita o non replicabile. Secondo perché Ree vanta già collaborazioni con colossi delle auto come Toyota e Mahindra, capaci se vogliono di sfornare parecchi veicoli con soluzioni derivate da questa.

Nelle foto e nel video, vediamo i tre modelli sinora proposti. Il concetto è banale, tanto quanto lo vedrebbero un bimbo avvezzo al proprio monopattino, o il suo nonno: “Che bello, un grande skate-board a quattro ruote!”. “Vedi ragazzo, ai miei tempi li chiamavamo carrettini ed erano di legno. Ottimi per farsi male in discesa, oggi vanno senza spinta, non si ribaltano e hanno pure i freni…Mi manca di capire bene chi li guida però.”. Più o meno si potrebbe vederla così, da fuori al primo avvistamento.

Questi pianali molto più evoluti di quanto sembri, usano motore, sterzo, sospensioni, freno ed elettronica molto compatti. Ogni ruota ha il suo “kit” indipendente con il tutto, salvo che la fonte energetica. Quella deriva dalla batteria posizionata dentro alla parte centrale. Vedendo questi “carrettini elettrici” del 21esimo secolo, viene da dire che forse non l’hanno vista sbagliata, gli israeliani. A rinverdire concetti semplici invece che elettrificare veicoli nati con maggior complessità.

Qui si dipende dalla ricarica, ma si annullano certi sistemi idraulici e meccanici piazzati sul veicolo, si possono usare comandi esterni, comodi e senza legami complessi a motore e telaio. Persino le manutenzioni sono più agevoli. Avendo libero tutto lo spazio sopra, simili telai possono ospitare carrozzerie e dotazioni delle più varie. Sviluppandolo, il discoro esce dal concetto semplice del carrettino ed entra nel business dell’auto, vera: possibilità di trazione integrale, motori prestanti, sospensioni attive, autoguida, eccetera.

Le tre varianti si distanziano nella lunghezza (da 3,4 a 6 metri) e nel carico (da 350 e 4.000 kg). Le prime applicazioni sono pensate per consegne del cosiddetto ultimo miglio e per trasporto persone o merci, in ambito urbano. Il resto, omologazione in primis, seguirà prossimante. Di sicuro anche in Italia e per il mondo si vedranno simili veicoli con allestimenti, anche artigianali, dei più vari.

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