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C'è aria di rivoluzione a Palo Alto. Rivian ha appena alzato il sipario sul suo primo AI and Autonomy Day, un evento che il costruttore americano aveva tenuto accuratamente sotto traccia per settimane, lasciando trapelare solo indizi sufficienti a far salivare gli appassionati di tecnologia automotive. E le aspettative non sono state deluse.
Il cuore pulsante delle novità presentate è un processore interamente sviluppato in casa, battezzato RAP1, che alimenterà il nuovo computer di bordo dedicato alla guida autonoma. Non stiamo parlando di un semplice aggiornamento incrementale, ma di un salto generazionale che proietta Rivian direttamente nell'olimpo dei costruttori capaci di progettare il proprio silicio. Una capacità che fino a ieri apparteneva quasi esclusivamente a Tesla e a una manciata di case automobilistiche cinesi.
I numeri del RAP1 parlano chiaro e meritano attenzione: 1.600 TOPS sparse in formato INT8, ovvero milleseicento trilioni di operazioni al secondo dedicate all'inferenza dell'intelligenza artificiale. A questo si aggiunge una capacità di elaborazione di cinque miliardi di pixel al secondo, un flusso di dati visivi sufficiente a costruire una rappresentazione del mondo esterno con una precisione quasi maniacale. Ma l'aspetto più interessante dal punto di vista ingegneristico è RivLink, una tecnologia di interconnessione a bassa latenza che permette di collegare più chip tra loro, moltiplicando la potenza di calcolo in modo modulare. È un approccio elegante che garantisce scalabilità futura senza dover riprogettare l'intera architettura.
Questo processore costituirà il cervello dell'ACM3, il modulo di calcolo per l'autonomia di terza generazione che Rivian installerà sui propri veicoli. L'obiettivo dichiarato è ambizioso quanto affascinante: raggiungere la guida autonoma di Livello 4, quella che permetterà al conducente di distogliere completamente gli occhi dalla strada in determinate condizioni.
Per arrivarci, Rivian ha sviluppato quello che definisce Large Driving Model, un modello di intelligenza artificiale addestrato con metodologie analoghe a quelle dei grandi modelli linguistici che tutti abbiamo imparato a conoscere. La differenza sostanziale è che invece di predire la parola successiva in una frase, questo sistema impara a predire la manovra di guida ottimale analizzando enormi quantità di dati reali. L'addestramento sfrutta una tecnica chiamata Group-Relative Policy Optimization, che estrae le strategie di guida più efficaci da dataset massivi per poi trasferirle ai veicoli compatibili.
I primi frutti di questa tecnologia arriveranno sui modelli R1 di seconda generazione nei prossimi mesi, con l'attivazione della guida a mani libere su oltre 3,5 milioni di miglia di strade tra Stati Uniti e Canada. Per accedere a queste funzionalità, Rivian ha introdotto un abbonamento chiamato Autonomy+, disponibile dal primo trimestre 2026 con una formula che lascia scegliere tra un pagamento unico di 2.500 dollari oppure 49,99 dollari mensili.
Ma la sorpresa più significativa dell'evento riguarda una scelta tecnologica che posiziona Rivian in netto contrasto con Tesla. Il costruttore californiano ha infatti confermato l'integrazione del LiDAR sui futuri modelli R2, abbracciando un approccio multimodale alla percezione dell'ambiente che combina telecamere, radar e sensori laser tridimensionali. È una decisione che riflette la filosofia ingegneristica della maggior parte dei costruttori tradizionali e di alcuni dei player più avanzati nel settore della guida autonoma, in aperta controtendenza rispetto alla strategia vision-only sostenuta da Elon Musk e recentemente adottata anche da XPeng.
Il LiDAR fornirà dati spaziali tridimensionali dettagliati e una ridondanza sensoriale preziosa per gestire i cosiddetti edge cases, quelle situazioni limite in cui la sola visione artificiale potrebbe trovarsi in difficoltà. Pioggia battente, controluce accecante, oggetti insoliti sulla carreggiata: sono scenari in cui avere un secondo sistema di percezione indipendente può fare la differenza tra una frenata tempestiva e un incidente.
L'evento ha riservato spazio anche a un nuovo assistente vocale basato sull'intelligenza artificiale, chiamato semplicemente Rivian Assistant, che debutterà nel 2026 sia sui modelli R1 di prima che di seconda generazione. Questo sistema è costruito su modelli proprietari che girano direttamente a bordo del veicolo, integrati con modelli linguistici di frontiera per garantire conversazioni naturali e ragionamenti complessi. La prima integrazione con servizi esterni sarà Google Calendar, ma l'architettura modulare suggerisce che seguiranno rapidamente altre connessioni.
Dietro tutto questo c'è Rivian Unified Intelligence, una piattaforma dati che l'azienda utilizzerà non solo per le funzioni rivolte al cliente, ma anche per ottimizzare la diagnostica dei veicoli, la manutenzione predittiva e il supporto ai tecnici dell'assistenza. È un ecosistema integrato che trasforma ogni Rivian in un nodo di una rete intelligente capace di apprendere e migliorare continuamente.
A coronare l'evento, un'apparizione scenografica del futuro R2, il SUV elettrico compatto che rappresenta la grande scommessa commerciale di Rivian. Il veicolo si è presentato avvolto in una livrea che lo trasformava in R2-D2, l'iconico droide di Star Wars, un omaggio giocoso che ha strappato più di un sorriso ma che nascondeva un messaggio serio: sul tetto del prototipo era installato il modulo LiDAR che equipaggerà le versioni di serie.
RJ Scaringe, fondatore e CEO di Rivian, ha commentato le novità con l'entusiasmo di chi vede concretizzarsi anni di lavoro: l'obiettivo ultimo è restituire ai clienti il loro tempo quando sono in auto, trasformando gli spostamenti da ore perse a ore guadagnate. È una visione che condivide con Tesla, ma che Rivian intende perseguire con strumenti tecnologici parzialmente diversi.
Dal punto di vista strategico, la scelta di sviluppare internamente chip e piattaforme software rappresenta un investimento significativo che potrebbe rivelarsi prezioso nel medio termine. Possedere la proprietà intellettuale di queste tecnologie apre scenari interessanti, dalla possibilità di concedere licenze ad altri costruttori fino alla vendita diretta di componenti. Non è un caso che l'accordo con Volkswagen Group, che coinvolge anche il nascente marchio Scout Motors, includa la condivisione di alcune di queste tecnologie.
Rivian sta dimostrando che essere un costruttore nato nell'era elettrica comporta vantaggi competitivi non trascurabili. Mentre i marchi tradizionali devono distribuire i budget di ricerca e sviluppo tra motorizzazioni termiche, ibride, plug-in ed elettriche, aziende come Rivian possono concentrare tutte le risorse su un'unica architettura, accelerando l'innovazione in modo significativo.
Ora la sfida si sposta sul terreno più difficile, trasformare le promesse tecnologiche in prodotti reali, affidabili e accessibili. I prossimi mesi diranno se Rivian riuscirà a mantenere le aspettative che ha appena generato.
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