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L’attesa per il Gran Premio degli Stati Uniti ad Austin inizia a farsi sentire, soprattutto in casa Ferrari. Proprio qui, al COTA, un anno fa la Rossa saliva sul podio con Charles Leclerc — che oggi compie 28 anni — in prima posizione, e Carlos Sainz secondo. Una rimonta proseguita poi anche in Messico, che aveva permesso alla Scuderia di lottare fino all’ultima curva per il campionato Costruttori. Oggi, però, la situazione è ben diversa: lo slancio positivo del 2024 sembra essersi completamente dissolto, lasciando dietro di sé dubbi e dispiaceri, anche tra chi a Maranello ci ha lavorato a lungo.
Ripensare alla tournée americana della scorsa stagione e confrontarla con le prestazioni attuali lascia un bel po’ di amaro in bocca. Solo un anno fa la Ferrari lottava con la McLaren per il titolo Costruttori, cedendo alla squadra “papaya” di Andrea Stella per appena 14 punti. Nonostante il secondo posto, la Scuderia aveva mostrato continuità, progressi e la capacità di cogliere ogni occasione utile. Uno slancio positivo che Frédéric Vasseur e il team speravano di replicare anche nel 2025, pur con una vettura diversa. Secondo il francese e la squadra tecnica di Maranello, proseguire con il progetto della SF-24 non sarebbe stato vantaggioso, poiché tutte le aree di sviluppo erano ormai esaurite e non c’erano più margini di miglioramento. Una scelta che, col senno di poi, si è rivelata tutt’altro che vincente.
Nel giro di dodici mesi, la Rossa è passata dal trionfare ad Austin al rischiare di perdere anche il ruolo di terza forza nel campionato Costruttori. La Mercedes, infatti, è tornata alla vecchia specifica di sospensione posteriore, migliorando le prestazioni e superando la Ferrari. La Red Bull, pur correndo con il solo Max Verstappen in piena forma, ha pochissimi punti da recuperare per scavalcare il team di Maranello. In ogni caso, per la Scuderia sarà un risultato amaro e insoddisfacente, alla luce delle ambizioni mondiali di inizio stagione e dei progressi mostrati nel 2024.
Un epilogo difficile da digerire per tutta la squadra, in pista e in sede, ma anche per i tifosi e per chi, fino a qualche anno fa, lavorava a Maranello. Come Mattia Binotto, oggi alla guida del progetto Audi in Formula 1. “Soffro anche io come i tifosi. E anche per le tante persone che lavorano a Maranello, che danno il cuore: non è facile convivere con questi risultati”, ha dichiarato l’attuale capo di Audi, che debutterà ufficialmente in Formula 1 il prossimo anno subentrando alla Sauber. “Mi dispiace, ma a livello professionale ho voltato pagina e ho obiettivi ambiziosi da raggiungere”, ha aggiunto l’ex team principal della Rossa, che ora osserva da lontano le prestazioni di quella che fino al 2022 è stata la sua squadra.
Con le alte ambizioni fissate da Audi, il lavoro di Binotto sarà tutt’altro che semplice: portare la squadra di Hinwil dalle retrovie alle prime posizioni rappresenta una sfida enorme. Tuttavia, già quest’anno la Sauber ha mostrato un notevole passo in avanti. La punta dell’iceberg è stato il podio di Nico Hülkenberg a Silverstone, ma i veri progressi si sono visti soprattutto in termini di costanza e precisione operativa. Partita da fanalino di coda, la squadra ha ottimizzato ogni reparto e, grazie anche alla guida esperta di Jonathan Wheatley, sembra avere tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista entro il 2030. Nel frattempo, resta ancora incerto il futuro della Ferrari.