Il leggendario Wankel Mazda: dalla prima RX-7 (1978) alla RX-8, con il successo della 787B

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Luca Frigerio
  • di Luca Frigerio
Il motore rotativo Mazda si è ritagliato un pezzo di storia, con la RX-7 (e tutte le sue evoluzioni), con l'incredibile 787B e infine con la RX-8. Ma siamo sicuri che il Wankel sia davvero finito?
  • Luca Frigerio
  • di Luca Frigerio
7 aprile 2020

Il motore Wankel, o rotativo (per il particolare movimento del pistone attorno ad un asse), è nato a metà degli anni '50 e, solo 20 anni dopo, fu preso in considerazione da Mazda, con cui è diventato una vera leggenda nel mondo delle quattro ruote. La sua leggerezza, la sua struttura compatta, il sound assefuacente. Sono questi gli elementi chiavi che hanno fatto del Wankel una soluzione vincente, prima con la RX-7 e più avanti con il prototipo 787B.

Gli ingegneri Mazda al lavoro sul primo Wankel
Gli ingegneri Mazda al lavoro sul primo Wankel

La prima RX-7

Nel 1978, Mazda presenta la prima generazione di RX-7 (piattaforma "FB"), in vendita prima in Giappone e l'anno successivo anche in Europa. La piccola sportiva aveva una linea filante e un peso a vuoto di poco più di una tonnellata. Sotto al cofano anteriore si trovava un propulsore a doppio rotore 12A da 1.246 cc con una potenza tra i 100 CV e i 135 CV a seconda del mercato. Grazie alle sue dimensione ridotte, il blocco è stato posizione dietro all'asse anteriore e metteva in moto le ruote posteriori mantenendo una distribuzione dei pesi molto equilibrata per esaltare la maneggevolezza del modello. Successivamente è arrivata anche una versione turbo da 160 CV per il Giappone, mentre in Nord America è arrivato il 13B, leggermente più grande con iniezione di carburante.

La prima Mazda RX-7
La prima Mazda RX-7

La seconda RX-7

Con 11 anni di attività, la RX-7 FB lascia spazio alla FC, caratterizzata da un design ispirato alle Porsche. I tecnici hanno migliorato le prestazioni con l'introduzione del sistema DTSS (Dynamic Tracking Suspension System) e il turbocompressore, soluzione molto adatta ai motori rotativi per aumentare la coppia ai medi. Inizialmente, in Europa, la seconda generazione di RX-7 era disponibile con un motore aspirato da 150 CV, ma poi il 13B da 1.3 litri fu introdotto su tutti i mercati. Nel corso degli anni seguenti, arrivarono versioni turbo ancora più performanti, prima da 180 CV e da 200 CV, che permetteva di scattare da 0 a 100 km/h in 6 secondi e di raggiungere una velocità di 240 km/h.

La seconda generazione della Mazda RX-7 del 1989
La seconda generazione della Mazda RX-7 del 1989

Il capitolo 787B

Un prototipo che non ha bisogno di presentazioni. Mazda lanciò il Wankel anche nel mondo delle corse, dove ha conquistato numerosi risultati, primo tra tutti la vittoria della 24 ore di Le Mans nel 1991. La mitica 787B, spinta da quattro rotori per un totale di 710 CV è, ancora oggi, l'unica vettura vincente senza pistoni e avere la possibilità di sentirla cantare è un'occasione da non farsi sfuggire.

La mitica Mazda 787b in azione
La mitica Mazda 787b in azione

La terza (e ultima) RX-7

La terza  generazione di RX-7, la FD arriva nel 1992 e, senza ombra di dubbio, è la più famosa per la sua estetica e i tanti preparatori che ci hanno messo mano per competizioni di drift o tuning. Parlando della versione di serie, i tecnici Mazda hanno adottato un nuovo turbocompressore sequenziale gemellato, che ha permesso al Wankel 13B di arrivare a 239 CV (per il modello europeo). Il peso di 1.300 kg e i due posti a sedere ne hanno rafforzato il DNA sportivo, anche se sappiamo tutti che l'asso nella manica era sotto il cofano.

Un motore leggendario, un'arma a doppio taglio. La struttura del blocco ha permesso di raggiungere grandi prestazioni con valori di cilindrata contenuti, ma con consumi ed emissioni molto alti che, nel 1996, hanno costretto Mazda a fermare la commercializzazione in Europa. La RX-7 era ancora presente sui mercati con la guida a destra e in Giappone arrivò fino a 280 CV, prima di uscire di scena nel 2002. Un totale di 811.634 furono prodotti tra il 1978 e il 2002, il modello con motore rotativo più di successo nella storia.

La più conosciuta Mazda RX-7
La più conosciuta Mazda RX-7

L'era RX-8

Mazda non si da per vinta e continua ad insistere sul Wankel: benvenuta RX-8. Dal 2003 al 2012 il motore rotativo ha combattuto a testa alta su questo modello disegnato da Ikuo Maeda. Sotto al cofano due rotori da 654 cc l'uno, aspirati; il blocco venne denominato Renesis 13B-MSP: i tecnici giapponesi preferirono fare un passo indietro in termini di prestazioni per far vivere questa motorizzazione. In Europa la potenza massima arrivava a 231 CV, mentre su altri mercati era disponibile anche una entry level da 192 CV e la RX-8 Hydrogen RE, versione bi-fuel a benzina e idrogeno (pochissimi esemplari). Nel 2009 arrivrò il restyling, ma tre anni dopo Mazda ha fermato definitivamente la produzione con quota di 193.094 unità di RX-8 nel mondo.

La Mazda RX-8 nella versione a idrogeno sviluppava 109 CV
La Mazda RX-8 nella versione a idrogeno sviluppava 109 CV

Addio Wankel?

Le rigide normative antinquinamento sembrano aver messo in ginocchio il motore Wankel, anche se Mazda non si è ancora completamente arresa. La nuova MX-30 (qui i prezzi) è stata lanciata come auto elettrica, ma nei piani della Casa giapponese è in programma una versione ibrida plug-in dotata di range extender basato su un motore Wankel. Insomma, la tecnologia è in continua crescita e non escludiamo un possibile rientro in grande stile di un modello sportivo basato sul propulsore rotativo, magari elettrificato per rispettare i livelli di emissioni. 

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Viale Alessandro Marchetti, 105
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