CIR 2015. Scandola: «Sono solo l’ultimo anello di una catena!»

CIR 2015. Scandola: «Sono solo l’ultimo anello di una catena!»
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Non c’è verso, anche quando vince è sempre merito di qualcun altro. Così è Umberto Scandola, autenticamente modesto e disponibile a defilarsi dalla scena per mettere in evidenza i meriti degli altri componenti del suo Team
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
4 maggio 2015

Cingoli. Tre successi consecutivi all’Adriatico. Non può essere un caso. In più, un successo “pesante”, in testa dall’inizio alla fine. Poche parole, tutti di complimenti al Team e alla Macchina. Ma con il Pilota, non vogliamo proprio congratularci?

 

«Sai, io dico sempre che il Pilota è l’ultimo anello di una catena – dice Umberto Scandola alla fine del Rally dell'Adriatico 2015 -. Alla fine io e Guido, in macchina, cerchiamo di sfruttare al meglio quello che viene preparato prima. Quindi il vincitore non è mai il Pilota, è la Squadra. Noi ci siamo solo adoperati ad usare al meglio tutto ciò che i ragazzi e gli ingegneri hanno preparato per questa gara. Detto questo, certamente noi non abbiamo commesso errori, Guido ed io siamo stati bravi a non sbagliare. È andata bene, abbiamo operato una scelta perfetta di pneumatici, le nostre Michelin sono state performanti dall’inizio alla fine della gara. Tutto questo ha portato un grande risultato che in ottica di Campionato è molto importante».

 

Come descriveresti la “vostra” gara, allora?
«Diciamo che siamo partiti molto decisi, anche venerdì sera consapevoli che il primo risultato non avrebbe influito sull’ordine di partenza delle prove di sabato, e abbiamo dato il massimo. Abbiamo visto subito che c’eravamo, che la macchina c’era, sabato abbiamo aggiustato il setup per le condizioni che si andavano via via modificando con il susseguirsi dei passaggi, e alla fine abbiamo ottenuto quello che speravamo”. 

Fabia s2000 rally adriatico 2015
Scandola e D'Amore in azione all'Adriatico 2015 sulla "vecchia" Fabia S2000

 

Non ti chiederemo quando arriva la nuova R5, anzi non vogliamo proprio saperlo. Vorremmo parlare, invece, di questa macchina, la Fabia S2000, che in queste condizioni, vale a dire con un Pilota bravissimo a metterla a punto, e sulla terra, si dimostra ancora molto competitiva».

«La Skoda Fabia Super 2000 è estremamente competitiva, giusto, e non solo sulla terra. Abbiamo visto che lo eravamo anche a Sanremo, anche con un po’ di sorpresa, magari non abbastanza per vincere la gara ma probabilmente da podio, se non avessimo avuto la rottura. La stessa Macchina, d’altro canto, ha corso con un cliente e ha vinto su asfalto. La nostra Super 2000, direi, è ancora competitiva anche su asfalto».

 

Quando arriverà la nuova R5 ci sarà da lavorare per metterla a punto. Ora, rilanciati con questa vittoria nella corsa al Titolo, non ritieni che sarebbe meglio insistere sul pacchetto perfetto che avete a disposizione? O è comunque meglio avanzare e investire da subito sulla messa a punto della macchina nuova?

«È chiaro che affrontare una gara come la Targa Florio con una macchina nuova richiede una base di test non improvvisata, che ci consenta di arrivare al Rally consapevoli di tutto quello cui si va incontro e in grado di affrontarlo al meglio. Se questo non è possibile allora, questa è una mia opinione personale, forse è maglio andare a correre con la macchina “vecchia”, di cui già conosciamo tutto. È importante avere la R5 a disposizione, perché il potenziale della R5 rispetto alla S2000 è senz’altro molto alto, però è vero che bisogna comprenderlo bene e quindi fare dei chilometri prima per capirlo e sfruttarlo al meglio».

 

Avversari, come li hai visti all’Adriatico?

«Sono stato piacevolmente sorpreso da Chardonnet, perché in Italia, checché se ne dica, il livello è molto alto, e arrivare come ha fatto lui e riuscire da subito a tenere il passo, anzi riuscire ad attaccare, tanto di cappello. Chardonnet ha dimostrato di essere un Pilota professionista che sa il fatto suo. Anche perché in una gara come questa, con parecchi Piloti stranieri e comunque Piloti che hanno corso all’estero, lui era lì con quegli italiani che tutti gli anni se la giocano. È stato l’unico, ma ci ha impensierito non poco. Ok, siamo arrivati ad avere diciotto secondi di vantaggio, ma in un Rally come questo perdere tutto il vantaggio è davvero un attimo».

 

Credo che non sia un mistero che la terra ti piaccia molto, e che molte soddisfazioni vengano proprio da questo genere di Rally. Peccato che ci siano solo due gare su terra nell’ambito dell’intero Campionato?

«Ma sì. Dovevano essere tre, poi il Rally di Roma è tornato sull’asfalto. Sì, lo trovo assurdo, e neanche giusto. La perfezione sarebbe quattro e quattro, quattro corse su asfalto e quattro su terra. Va bene, facciamone tre e cinque considerando tutte le difficoltà del caso, ma due e sei mi sembra assolutamente banale. Ma il pensiero non è soltanto per il nostro Campionato. Ipotizziamo che un giorno un Pilota italiano vada a fare il Mondiale. Come se la caverà con il 90% delle prove su terra? Qualcosa non torna».

 

In che misura, insisto, vorremmo dedicare questa vittoria al team e in che misura al Pilota? La gara dell’Adriatico si è dimostrata ancora una volta abbastanza delicata da richiedere una grande attenzione nel tenerla sotto controllo…

«Ti dico che tenere sotto controllo una gara così è una parola grossa. Noi siamo andati al 100% dall’inizio alla fine perché i nostri avversari, in particolar modo Chardonnet, non ci concedevano tregue di sorta. Non abbiamo gestito molto, abbiamo attaccato dal primo metro di gara. Diciamo, tuttavia, che questo a volte aiuta, perché ti mantiene concentrato a dare il massimo e, ancora più importante, a non commettere errori».

 

Il fatto che non si sia cambiato l’ordine di partenza dopo le due prove del venerdì, come lo giudichi?

«Il regolamento parla chiaro, in questo caso si parla di giorno e non di tappa, quindi lo trovo giusto. Anche perché… non posso nascondere che era a vantaggio nostro. Il Rally era di una giornata, non di due tappe, non c’era scampo».

 

Questa terza vittoria accresce la tua affezione per questo Rally e per il suo contesto ambientale?

«Indubbiamente sì. Questa gara è la terza volta consecutiva che la vinciamo ed è ovvio che ci siamo particolarmente affezionati. Spero che rimanga nel calendario. Mi pare di capire che a qualcuno non piaccia, ma non vedo cosa ci possa essere che non debba piacere. Il fondo è bellissimo, compatto, e il contesto generale è magnifico». 

Spero che l'Adriatico rimanga nel calendario. Mi pare di capire che a qualcuno non piaccia. Il fondo è bellissimo, il contesto è magnifico

 

Uno sguardo all’estero?
«Siamo stati l’anno scorso al Boemia, invitati, e lo saremmo anche quest’anno ma purtroppo la gara coincide con il San Marino. La verità è che per il momento siamo concentrati esclusivamente sul Campionato Italiano».

 

Qualcosa in particolare da dire, per finire?

«Sicuramente vorrei dire qualcosa. Tutto il bello che accade oggi è grazie a due persone in particolare, Gianluca Faith, il responsabile di Skoda Motorsport Italia, e Riccardo Scandola, mio fratello, che è il direttore del nostro Team. Sono due persone fondamentali, i “responsabili” di tutti i risultati che abbiamo ottenuto e che possiamo ancora ottenere». 

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