Opel Zafira HydroGen1, 20 anni fa già ad idrogeno

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Daniele Pizzo
Nel 2000 la Casa di Ruesselsheim creava un prototipo a celle di combustibile, una soluzione quella dell'idrogeno che sembra prendere sempre più piede
24 marzo 2020

Dopo le elettriche a batteria, uno dei fronti più promettenti per l’auto “pulita” è quello delle fuel cell, ovvero delle celle alimentate ad idrogeno. Ci vorrà ancora un po’, ma in commercio inizia a spuntare qualche modello pur con numeri risicatissimi, nell’ordine delle decine di unità annuali.

Non è una strada semplice, ma il know-how ormai inizia ad essere tanto. Basti pensare che nel 2000, cioè ben 20 anni fa, Opel anticipava quella che nella sua visione dell’epoca era il futuro della mobilità attraverso il prototipo HydroGen1, una Opel Zafira e spinto da un motore elettrico alimentato da celle a combustibile funzionanti a idrogeno puro.

L’elettricità era generata da un gruppo di 200 fuel cell collegate in serie che aveva dimensioni (lunghezza 590, larghezza 270, altezza 500 mm) paragonabili a quelle di un motore tradizionale. Questo propulsore sviluppava una potenza costante di 109 CV oppure picchi di potenza di 163 CV. Al suo interno, idrogeno e ossigeno reagivano chimicamente a una temperatura di 80° C per formare acqua e, così facendo, generavano a seconda un'energia elettrica tra 125 e 200 Volt.

La corrente elettrica così prodotta era trasformata in corrente alternata (250-380 Volt) da un apparecchio a controllo elettronico e andava ad alimentare un motore sincrono trifase da 75 CV collegato alle ruote anteriori motrici. Grazie alla forza motrice del propulsore, che poteva dare una coppia costante di 251 Nm, la trasmissione non richiedeva parecchi rapporti come quelle dei veicoli convenzionali, ma utilizzava un unico rapporto di riduzione intermedio e non pesava più di 68 kg, motore compreso. Questa meccanica permetteva al veicolo di raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo in circa 16 secondi e una velocità massima di 140 km/h.

Lo schema della meccanica a idrogeno della Opel Zafira HydroGen1

L'idrogeno era immagazzinato in forma liquida a una temperatura di -253° C in uno speciale serbatoio d'acciaio inossidabile nel quale parecchi strati di fibra di vetro svolgevano lo stesso effetto isolante di uno strato di polistirene espanso spesso nove metri.

All'interno di questo contenitore, che aveva una lunghezza di quasi un metro e un diametro di 400 mm, potevano essere contenuti fino a 75 litri oppure 5 kg di idrogeno. Con un serbatoio di questa capacità, alloggiato sotto i sedili posteriori davanti all'asse posteriore, questa speciale Zafira a fuel cell aveva un'autonomia di 400 chilometri.

Una batteria ad alto voltaggio, posta sotto il vano di carico, permetteva di gestire i picchi di carico. Nelle sue immediate vicinanze c’erano il compressore dell'aria che inviava ossigeno al gruppo di pile e un bruciatore catalitico che eliminava qualsiasi gas residuo dal blocco delle pile.

I tempi però erano ancora immaturi, per cui rimase un prototipo. La Opel Zafira HydroGen1 si tolse però qualche soddisfazione: nel Maggio 2001 la Zafira HydroGen1 stabilì 11 record internazionali con alla guida giornalisti specializzati e ingegneri Opel su distanze differenti (un'ora, 6 ore, 12 ore, 24 ore, 10 chilometri, 10 miglia, 100 chilometri, 100 miglia, 500 chilometri, 500 miglia e 1.000 chilometri) percorrendo complessivamente 1.386,906 chilometri nel corso di 24 ore.

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