Stellantis, il difficile equilibrio tra innovazione e realtà: le difficoltà sul mercato dell’usato dei motori PureTech

Stellantis, il difficile equilibrio tra innovazione e realtà: le difficoltà sul mercato dell’usato dei motori PureTech
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Dalle criticità tecniche alla svalutazione sul mercato dell’usato, fino alle misure correttive messe in campo da Stellantis: ecco cosa sta davvero succedendo
6 novembre 2025

Un motore nato per essere un simbolo di efficienza e modernità si è trasformato in una delle questioni più delicate per Stellantis. Il tre cilindri 1.2 PureTech, utilizzato da marchi come Peugeot, Citroen, DS e Opel, continua a essere al centro di un’ampia discussione tecnica e commerciale, complice la complessa vicenda della cinghia di distribuzione a bagno d’olio.

Negli ultimi mesi, l’attenzione dei media e dei consumatori si è concentrata non solo sui guasti registrati da alcuni proprietari, ma anche sulle difficoltà di rivendita dei veicoli equipaggiati con questo motore. Un’inchiesta del magazine francese La Montagne, che ha raccolto numerose testimonianze di automobilisti, descrive un fenomeno diffuso: valutazioni più basse e ritrosia da parte di molti concessionari nell’acquisto di vetture con motore PureTech, a causa del timore di costi futuri e dell’incertezza sulla tenuta del valore.

La cinghia del terrore
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Le testimonianze dei proprietari

Diversi automobilisti francesi hanno raccontato di forti svalutazioni al momento della permuta. Ad esempio, Aurélien Lequeux - intervistato da La Montagne - ha rivelato di aver acquistato la sua Peugeot 3008 per 34.000 euro e "di aver speso 3.000 euro in riparazioni prima di ricevere “zero offerte” per la rivendita", nonostante migliaia di visualizzazioni sull’annuncio (la vettura ha 85.000 chilometri ed è stata messa in vendita per 10.000 euro).

Un quadro che, pur non generalizzabile, evidenzia un problema di fiducia attorno a questo propulsore, aggravato dall’apertura di un’indagine ufficiale in Francia e dalle azioni legali collettive di alcuni gruppi di consumatori.

 

Motore Puretech
Motore Puretech Stellantis

La risposta di Stellantis

Di fronte alle criticità emerse, Stellantis ha messo in atto diverse misure correttive. Il gruppo ha previsto un’estensione di garanzia fino a dieci anni o 180.000 km per i motori interessati, oltre a una copertura speciale per i clienti che hanno sostenuto spese di riparazione legate alla cinghia di distribuzione. Inoltre, la sostituzione della cinghia viene oggi gestita in modo più strutturato attraverso la rete ufficiale, con l’obiettivo di ridurre i casi di guasto e garantire la massima trasparenza sulle operazioni di manutenzione.

Alcune reti di rivendita, come Simplici Car, hanno dichiarato di aver ripreso a trattare i veicoli PureTech, ma solo a condizione che le manutenzioni e le sostituzioni siano state effettuate presso i centri autorizzati Stellantis. “In questi casi — spiega il fondatore Yoni Dayan — le vetture beneficiano della garanzia estesa e possono rappresentare ancora un buon affare per i clienti”.

 

No al Puretech
No al Puretech

Tra percezione e realtà

Sebbene i casi di guasto abbiano colpito duramente l’immagine del motore, non tutti i PureTech presentano problemi: la maggior parte dei propulsori prodotti dopo il 2022, secondo fonti interne al gruppo, utilizza una cinghia modificata e materiali aggiornati per aumentarne la durata. Tuttavia, la percezione del pubblico resta condizionata dai casi più gravi e dalle esperienze negative circolate online, con effetti tangibili sul mercato dell’usato.

 

Citroen C3
Citroen C3 Citroen

Cosa fare se possiedi un'auto con PureTech?

La situazione è complessa, ma qualche strategia può aiutare a limitare i danni. La prima regola d'oro è conservare tutta la documentazione della manutenzione effettuata presso la rete ufficiale, perché alcuni concessionari la richiedono espressamente per beneficiare della garanzia estesa. Senza quella carta vincente, le porte si chiudono ancora più velocemente.

Chi può permetterselo dovrebbe valutare di tenere l'auto più a lungo del previsto, sperando che nel tempo la situazione si normalizzi. È ottimismo cosmico, certo, ma tentar non nuoce. L'alternativa è prepararsi a vendere a privati invece che a concessionari, anche se questo comporta più tempo, più rischi e più complicazioni burocratiche.

 

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